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2014


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Chaosmografie II. Teleologia | Æsth-etica
di Jacopo Valli






La Noche Oscura


Universo o Multiverso (se «cent’anni sono l’immortalità, l’infinito, l’illimitato», secondo lo Śatapatha Brāhmaṇa; se 365 sono i cieli di Basilide, dove 365 è ghematricamente Αβρασἁξ: materiale Essere ni–ente che è), tale «magnificenza comunemente conosciuta come Chaos» — per dirla col professor Leary — non è oscura — se non nel senso della Noche Oscura di Juan de la Cruz; o della nigrea potenza immanente in Pierre Soulages — e non è misteriosa: con Valéry, non vi sono misteri, ma solo scarsità di dati o della mente. Mistero è sempre non più che idea della Natura, che Cosa non è [la Cultura, che pure non è una cosa, è un’affezione della Natura che non è Cosa, un’affezione della Natura su se medesima, un’interazione tra sé e sé che è la Natura stessa quale eternale processo di trasformazione, eternale aiònica differenza di sé con sé]; mistico è colui che lo sprogetta.

Non v’è fondo immutabile, o fondale inconscio; non v’è Essere che non sia Divenire; non v’è realtà ultima che non sia anche prima e che nell’esser tale sia, eternamente, in fieri. E non v’è segreto irrivelabile, o tesoro, venibile o invenibile, ascoso e fulgidamente sedente in trono.

Gnôthi seautón. Chi? Cosa? Quel che è, semmai [e non per compito o mansione; né per mezzo di virtù che dal vizio sia dipartita].

Non Edipo, non Telemaco: padri mai si dettero; figli, nemmeno.

Bardo Thodol: in tibetano suprema liberazione attraverso l’ascolto.
Ascolto: attenzione e non pre-giudicante concentrazione. Attenzione che distrae e distoglie dall’identificazione: non ascolto del/nel silenzio di un Verbo Altro del quale infatuarsi fino al punto da poterne avvertire i sussurri (preghiera); né meditazione d’alterità, e fissa, autoseducente [a sua volta distraente] contemplazione del pre–supposto Uno.
Ascolto attentivo cosciente: sacrificale.

Origliando Sé, intendere ed intuire (con Adorno, «l’intuizione non è un semplice contrapposto della logica: appartiene ad essa, e al tempo stesso le rammenta il momento della sua non-verità. In quanto macchie oscure nel processo della conoscenza, dal quale tuttavia non possono essere asportate, le intuizioni costringono la ragione a riflettere su se stessa come mera forma di riflessione dell’arbitrio, per porre una fine all’arbitrio») Sé non in cambiamento ed evoluzione (secondo che fallace tensione ideale, vettoriale?), ma essere indomabile cangianza, cinematico sviluppo (continuando Karlheinz Stockhausen: a-cosmica pulsazione): Ardhanārīśvara, il bruciare del fuoco non da esso distinto, il cavalcare stesso della tigre.


Geometric Horsehair, Untitled, 2013



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